Forma dell’Opera(s. soprano, ms. mezzosoprano, t. tenore, bs. basso, c. coro) Requiem (Introito – Requiem) Dies irae (Sequenza) Offertorio Sanctus Agnus Dei Lux aeterna (Communio) Libera me (Absolutio) |
Etiam pro nobisNel 1868 Giuseppe Verdi (1813-1901) ebbe occasione di incontrare personalmente Alessandro Manzoni, che venerava al punto da chiamarlo “il santo” (appresa la morte di Rossini, intanto, propose a Ricordi la composizione di un Requiem a più mani che fu elaborato ma mai eseguito all’epoca) pur senza mai nemmeno osare un’opera sui Promessi sposi. Nel 1874 il sommo operista italiano venne nominato senatore del regno: e volle celebrare l’anniversario della morte di Manzoni, fatto che l’aveva sgomentato, con una tutta sua Messa da requiem che negli anni a venire avrebbe avuto modo di dirigere con grande successo anche oltr’Alpe. Come Mozart, Verdi non musicò né il Graduale né il Tratto; come Donizetti, comprese invece l’Assoluzione. E organizzò il lavoro sopra tre parti dell’Ordinario della Messa (le parti fisse di testo) e cinque parti del Proprio (quelle variabili a seconda del giorno) per un totale di sette parti: ne fa fede la “tavola” trascritta. Il trattamento musicale rivela la massima varietà di elementi. L’armonia pratica scale minori e maggiori (le prime prevalenti sulle seconde), ma anche linee modaleggianti. La voce si muove dalla semplice cantillazione monodica alla bicoralità polifonica, dal puro stile a cappella all’opulenta monodia operistica. E sopra il tessuto di un’orchestra già esaltata in partiture vicine come il Don Carlos del 1867 e l’Aida del 1871, alternati o più frequentemente sovrapposti al coro assiduo i quattro solisti sanno disegnare l’aria, il duetto, il terzetto, il quartetto, il concertato. La Messa da requiem di Verdi non sarà un’opera liturgica all’antica, ma non è nemmeno un accorto travestimento religioso di formule e forme melodrammatiche. Se non per altro per l’esclusione di ogni movenza cabalettistica, per l’assoluta mancanza di spunti devianti (leggeri, edonistici, spettacolari), soprattutto per l’intima ancorché fantastica aderenza al remoto testo latino. E nel panorama della religiosità musicale classico-romantica si pone come un degno e fedele compagno del Requiem di Mozart, della Missa solemnis di Beethoven e del Deutsches Requiem di Brahms: musica universale, che canta Crucifixus etiam pro nobis veramente per tutti noi, per tutti coloro che hanno la ventura di ascoltarla e comprenderla. P.M. |